A 85 anni continua a sfidare la montagna: l'incredibile storia dell'alpinista Carlos Soria
Carlos Soria è riuscito a ritagliarsi un posto nella storia dell'alpinismo per molti motivi, ma soprattutto per la forza e la tenacia che ha sempre dimostrato e grazie alle quali, all'età di 85 anni, continua a portare avanti l'obiettivo di diventare l'alpinista più anziano di sempre a conquistare i 14 ottomila.
Nato nella città di Ávila (Spagna) il 5 febbraio 1939, Soria aveva deciso che sarebbe diventato un alpinista già all'età di 14 anni. Nel 1973, all'età di 34 anni, ha partecipato alla prima spedizione spagnola sull'Himalaya, concretamente sul Manaslu, l'ottava montagna più alta del mondo, un viaggio che non ha mai smesso di fare per più di 50 anni.
Soria ha vissuto questo sport con grande intensità per oltre 70 anni, combinandolo con altre discipline come l'arrampicata su roccia e ghiaccio, lo scialpinismo e la corsa in montagna.
Foto: Instagram @yosuboconcarlossoria
Ed è proprio lì, sull'Himalaya, che nel 2023 ha subito la peggiore disavventura della sua vita di alpinista. A 84 anni, mentre scalava il Dhaulagiri (la settima vetta più alta del mondo), è sopravvissuto a un grave incidente a 7.700 metri di altitudine.
Trascinato da uno sherpa, ha subito una caduta che gli ha procurato la frattura della tibia. Vista l'impossibilità che venisse soccorso da un elicottero, è stato trasportato da Sito Caravilla (uno dei suoi inseparabili compagni di montagna insieme a Luis Miguel Soriano) e da altri sei sherpa in una dura discesa di 17 ore, fino a quando non è stato tratto in salvo a 6.100 metri di altezza.
Il recupero dopo due interventi chirurgici alla tibia (nel primo dei quali gli sono stati inseriti 27 chiodi e una placca) è stato lento e complicato, aggravato ulteriormente da un'infezione cutanea. Tuttavia, non ha mai perso di vista l'obiettivo principale: quello di tornare a scalare.
"Non escludo nulla. Se sto bene, non mi dispiacerebbe tentare di nuovo il Dhaulagiri nella primavera del 2025", ha rivelato Soria al quotidiano Marca in un'intervista rilasciata in occasione del suo 85° compleanno.
Foto: Instagram @yosuboconcarlossoria.
"È logico che provi a ritornarci. Sono in pensione da 20 anni ed è stata la cosa più bella della mia vita. Vivo meglio di quanto non facessi prima di andare in pensione ed è proprio a questo che serve, non a deprimersi".
Il grande obiettivo di Carlos Soria continua a essere lo stesso: scalare tutti e 14 gli ottomila, di cui gliene mancano solo due: il Dhaulagiri e lo Shisha Pangma.
L'alpinista spagnolo ha raggiunto la vetta del suo primo ottomila, il Nanga Parbat, nel 1990 all'età di 51 anni; dopodiché ha scalato il Gasherbrum II nel 1994 a 55 anni; il Cho Oyu nel 1999 a 60 anni; l'Everest nel 2001 a 62 anni; il K2 nel 2004 a 65 anni; il Broad Peak nel 2007 a 68 anni; il Makalu nel 2008 a 69 anni; il Gasherbrum I nel 2009 a 70 anni; il Manaslu nel 2010 a 71 anni; il Lhotse nel 2011 a 72 anni; il Kanchenjunga nel 2014 a 75 anni e l'Annapurna nel 2016 a 77 anni.
Foto: Instagram @yosuboconcarlossoria.
Per quanto riguarda lo Shisha Pangma, Soria aveva già scalato la cima centrale nel 2005, ma per aggiungere la montagna alla lista degli ottomila conquistati è indispensabile raggiungere la vetta principale di 8.027 metri, che dista pochi metri dall'altra. Ci ha riprovato nel 2013, ma a causa delle cattive condizioni meteorologiche non ci è riuscito.
In quanto al Dhaulagiri, l'alpinista ha tentato di salirlo due volte nel 2021, all'età di 82 anni: la prima a maggio, quando ha dovuto rinunciare a causa del Covid e del maltempo; la seconda a settembre, quando è stato costretto a tornare indietro per alcuni problemi al ginocchio. Nel 2023 ha fatto un terzo tentativo, ma la terribile caduta subita gli ha nuovamente impedito di completare la sua avventura.
"La sfida è stare bene e io non rinuncio a nulla. Non so cosa potrei fare, ma non mi dispiacerebbe, se avessi un grande sponsor, tornare sul Dhaulagiri... Se sono in forma, in condizioni simili a quelle della scorsa primavera, non mi dispiacerebbe tornare nella primavera del 2025. E se non sul Dhaulagiri, su una montagna più bassa", ha detto Carlos Soria a Marca.
Gli inizi di Carlos Soria nel mondo dell'alpinismo risalgono alla sua giovinezza, in primo luogo nella Sierra de Guadarrama, tra Madrid e Segovia; poi, dopo aver compiuto 21 anni, accompagnato dall'amico Antonio Riaño partì in Vespa verso le Alpi per cimentarsi nel mondo dell'arrampicata di alta difficoltà.
Foto: Instagram @yosuboconcarlossoria.
Nel 1968 fece parte della prima spedizione spagnola in Russia per scalare il Monte Elbrus, la montagna più alta d'Europa (5.642 metri) e nel 1971 scalò il Denali (chiamato anche McKinley) in Alaska, la vetta più alta dell'America del Nord (6.194 metri). Si preparava così alla prima spedizione spagnola sull'Himalaya.
Foto: Instagram @yosuboconcarlossoria.
Nel corso della sua carriera di alpinista, Carlos Soria ha portato a termine la maggior parte delle sue spedizioni quasi da solo, accompagnato soltanto da alcuni sherpa e portatori; nel 2011, all'età di 72 anni e dopo aver conquistato 9 ottomila, ha ottenuto i primi sponsor: la banca BBVA e Correos de España.
Tra i suoi più grandi successi c'è quello di essere stato l'alpinista più anziano della storia a raggiungere la vetta del K2, del Broad Peak, del Makalu, del Manaslu, del Lhotse, del Kanchenjunga e dell'Annapurna e l'unico alpinista al mondo ad aver scalato 10 ottomila dopo il compimento dei 60 anni.
Foto: Instagram @yosuboconcarlossoria.
Inoltre, ha conquistato le 7 vette più alte dei 7 continenti, una sfida che ha raggiunto all'età di 70 anni: Elbrus (Europa, nel 1968), McKinley (Nord America, nel 1971), Aconcagua (Sud America, nel 1986), Everest (Asia, nel 2001), Mont Vinson (Antartide, nel 2007), Carstensz (Oceania, nel 2010) e Kilimanjaro (Africa, nel 2010).
Ma è con l'Himalaya che Carlos Soria ha un'affinità speciale da più di 50 anni, da quando vi si recò per la prima volta nel 1973. Lì, oltre a praticare il suo sport, ha anche potuto aiutare i bambini di una scuola di un villaggio vicino al Manaslu, donando loro uniformi, materassi e coperte, come ha raccontato al quotidiano Marca.
Oltre ai suoi successi sportivi, ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti, tra cui la Medaglia d'oro della Federazione spagnola di alpinismo nel 1968, 1971 e 1975, il Premio nazionale della Società geografica spagnola nel 2005, la Medaglia d'argento al merito sportivo del Consiglio spagnolo dello sport nel 2011 e il Premio Sette stelle dello sport della Comunità di Madrid per la promozione dei valori sportivi nel 2021 (nella foto).
Qual è il suo segreto? Prendersi cura di sé, come ha spiegato al quotidiano sportivo spagnolo: "Ho l'artrosi, ho tutti i problemi degli anziani come la prostata, ma ho voglia di vivere e non voglio stare seduto sul divano. Bisogna cercare il contatto con la natura, camminare, sapere dove si sta andando... (...) Prendersi cura di sé significa avere il buon senso di nutrirsi, riposare, fare sport...".
Per Soria, che ne è un buon esempio, "l'età non è un problema", perché, come ha spiegato a Marca, "se ci si prende cura di sé si può sempre fare qualcosa. Si può vivere molto bene. È un periodo magnifico. Non capisco quelle persone che rinunciano a fare qualcosa perché hanno 'già 70 anni'; in passato sembrava orribile avere 70 anni, ma ora sarà sempre meno orribile...".
"Continuerò a scalare montagne. Più grandi o più piccole, dipende dalle mie possibilità. Come sempre", ha rivelato lo scalatore a Desnivel. Perché nonostante l'età e le avversità, Carlos Soria è determinato a scrivere nuove pagine nel libro della sua carriera e a raggiungere il suo grande obiettivo.