Cosa c'è dietro i 19 arresti degli ultras di Milan e Inter e cosa rischiano le due società
Sono innumerevoli i reati, principalmente riconducibili alle tifoserie di Milan e Inter, su cui la Procura di Milano aveva concentrato le sue indagini negli ultimi tempi.
Secondo il Corriere della Sera, tali reati andrebbero dall'associazione per delinquere con l'aggravante mafiosa e dall'estorsione all'accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, rissa e resistenza a pubblico ufficiale, solo per citarne alcuni.
Nello specifico, le presunte attività illecite perpetrate dagli accusati includerebbero anche la gestione dei parcheggi dello stadio San Siro, la vendita di merchandising e panini, passando per la spinosa questione dei biglietti per le partite.
Stando a quanto pubblicato dalla Gazzetta dello Sport, proprio quest'ultimo aspetto, quello della vendita dei biglietti, potrebbe coinvolgere anche esponenti politici e membri delle due società.
Per tre di esse, il GIP ha disposto gli arresti domiciliari, mentre per altre 16 è scattato il carcere. Tra queste ultime c'è anche Andrea Beretta, il capo ultras già detenuto per l’omicidio di Antonio Bellocco, secondo Il Giorno rampollo di una delle più potenti famiglie della 'ndrangheta, legato alla tifoseria organizzata interista.
Il lavoro degli inquirenti si è focalizzato sul cosiddetto "patto di non belligeranza" tra le due tifoserie organizzate di Milan e Inter, una sorta di tacita tregua siglata dagli esponenti principali degli Ultras, "a prima vista connesso ad una tranquilla gestione della vita di stadio", dice in una nota il Procuratore di Milano, Marcello Viola.
Dalle conclusioni della maxi inchiesta emerge, invece, come questa "tregua" stipulata dalle tifoserie di Milan e Inter, in realtà, avrebbe celato un intricato sistema di distribuzione dei benefici derivanti da attività estorsive e da traffici illeciti, anche con infiltrazioni della 'ndrangheta.
Basti pensare che, come riporta l'agenzia Ansa, il presunto sistema di illeciti messo in atto, secondo gli inquirenti prevedeva, oltre a risse e "reati da stadio", anche l'estorsione e la richiesta del "pizzo" ai venditori ambulanti fuori dallo stadio.
In un comunicato, il Procuratore di Milano spiega, appunto, che le indagini hanno consentito "di accertare l'esistenza di infiltrazioni criminali tra gli ultras e hanno coinvolto i principali esponenti dei cosiddetti 'direttivi' delle tifoserie organizzate delle due principali squadre calcistiche milanesi".
La nota del Procuratore, poi, evidenzia come, secondo l'accusa, le attività delittuose e gli interessi economici di alcuni esponenti degli Ultras si intreccerebbero e farebbero emergere "le attenzioni della 'ndrangheta sul mondo del tifo organizzato".
È proprio l'aspetto dell'infiltrazione della 'ndrangheta tra le file degli Ultras milanesi che ha spinto anche la Federcalcio ad attivarsi, allo scopo di verificare le possibili implicazioni delle due società, Milan e Inter.
Stando all'Ansa, infatti, c'è stata la richiesta da parte del procuratore federale della Figc, Giuseppe Chinè, degli atti delle indagini non coperti da segreto e dell'ordinanza di custodia cautelare. Cosa potrebbe significare per Milan e Inter l'interessamento della giustizia sportiva?
Al momento, Milan e Inter non risultano indagate nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta, ma, citando Il Fatto Quotidiano, esiste un fascicolo parallelo della Procura che chiama direttamente in causa le due squadre.
Come riporta il quotidiano, infatti, i due Pubblici Ministeri Paolo Storari e Sara Ambra hanno sottolineato la possibile esistenza di "contatti agevolatori" tra i capi ultras, in particolar modo quelli dell'Inter, e figure direttive del club nerazzurro.
Si parla, ad esempio, delle pressioni esercitate dalla 'dirigenza' della tifoseria interista sul Vicepresidente dell'Inter Javier Zanetti e sull'allenatore Simone Inzaghi per 1.500 biglietti per la finale della Champions League contro il Manchester City.
Per i dirigenti, la questione potrebbe essere seria. Il Codice di Giustizia Sportiva, citato da Il Fatto Quotidiano, prevede che i tesserati non possano avere "rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società”. La pena? Oltre a una sanzione pecuniaria, ci potrebbe essere la squalifica o l’inibizione.
Per quanto riguarda i club, invece, la loro situazione potrebbe essere più lieve: la mancata osservanza dei dettami del Codice di Giustizia Sportiva in materia di rapporti tra tifoserie e club e di distribuzione dei biglietti potrebbe ridursi al semplice pagamento di un'ammenda.
Tutto può cambiare, però, se per gli illeciti viene riconosciuta l'aggravante del "concorso con soggetti facenti parte di associazione di tipo mafioso", dice Il Fatto.
Open, infatti, precisa che nell'ambito del cosiddetto "procedimento di prevenzione" avviato dalla Procura, Inter e Milan dovranno dimostrare l'assenza di legami con gli ultras e con i presunti illeciti. Nel caso in cui non ci riuscissero, le due società rischiano addirittura l'amministrazione giudiziaria.