Guasto meccanico fatale: i dettagli dietro la morte di Ayrton Senna

La Formula 1 che non c'è più
Un weekend nero per la Formula 1
L'incidente di Ratzenberger
L'incidente di Rubens Barrichello
Un volo a 200 Km/h
Barrichello miracolato
Dove perse la vita Senna
Un processo durato 8 anni
Era stato lo stesso Senna a chiedere la modifica
Segni di affaticamento e ruggine sul piantone
Il piantone fu la causa dell'incidente, ma non della morte
Solo pochi cm più in là
La situazione era grave
La corsa in ospedale
L'autospsia
La Formula 1 che non c'è più

Tricampione mondiale con la McLaren negli anni 1988, 1990 e 1991, Ayrton Senna è stato e continua ad essere riconosciuto, sia all'epoca che oggi, come uno dei più grandi piloti di Formula 1 di tutti i tempi. La Gazzetta dello Sport lo descrive come "una pietra miliare di una Formula 1 che non c'è più", sottolineando il suo impatto indelebile nello sport automobilistico.

 

La scomparsa di Ayrton Senna solleva interrogativi di notevole peso. Quali ulteriori imprese avrebbe potuto compiere se avesse vissuto più a lungo? Quante altre vittorie avrebbe potuto celebrare? Quali sarebbero stati i futuri capitoli della sua vita se il tragico incidente di Imola non gli avesse prematuramente tolto la vita?

 

Un weekend nero per la Formula 1

Quel 1º maggio 1994, il Gran Premio di San Marino per Senna si prospettava positivo. Avendo chiuso le qualifiche col tempo di 1'23"998, il pilota brasiliano partiva in pole position. Eppure il naturale entusiasmo per il risultato era stato smorzato dai tragici eventi dei giorni precedenti.

L'incidente di Ratzenberger

Il sabato, infatti, il circuito di Imola era già stato teatro di un incidente che era costato la vita all'austriaco Roland Ratzenberger. Come racconta la Gazzetta dello Sport, tutti i piloti erano sotto shock, Senna compreso.

L'incidente di Rubens Barrichello

Il fatale incidente di Roland Ratzenberger non era stato l'unico, ma era stato preceduto da quello di  Rubens Barrichello, durante le prove del venerdì, due giorni prima della morte di Senna.

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Un volo a 200 Km/h

A solo un quarto d'ora dall'inizio delle prove di qualificazione, infatti, la Jordan di Barrichello si schiantò contro le barriere di protezione a 200 Km/h.

Barrichello miracolato

L'auto di Barrichello sul guardrail sembrava "una vera bomba", raccontarono gli spettatori sugli spalti, come riporta Formula Passion, e si disintegrò completamente. I soccorsi furono tempestivi e il pilota uscì praticamente illeso dall'incidente, riportando solo una frattura del setto nasale e alcune contusioni.

Dove perse la vita Senna

La domenica Ayrton Senna non ebbe la stessa fortuna. La sua auto si schiantò contro il muro nella curva veloce del Tamburello e la gravità del fatto fu chiara fin dal principio. Determinare perché successe, invece, non fu altrettanto immediato.

 

Un processo durato 8 anni

Ci volle un processo di 8 anni, dal 1997 al 2005, per stabilire le cause dell'incidente di Ayrton Senna. La sentenza finale confermò che tutto fu dovuto al cedimento del piantone dello sterzo. ​

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Era stato lo stesso Senna a chiedere la modifica

Il piantone dello sterzo era stato modificato su richiesta dello stesso Senna, per migliorare la visibilità dall'abitacolo. Ciò che rivelarono le indagini successive, però, fu che il piantone era stato diviso in due e poi saldato. Ma non solo.

Segni di affaticamento e ruggine sul piantone

Come riporta il Corriere della Sera, le analisi effettuate dalla facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e dal centro aeronautico di Pratica di Mare confermarono lo stato precario del tubo e le responsabilità della scuderia. Affaticato e con tracce di ruggine, il piantone non riuscì a sostenere le sollecitazioni meccaniche e si spezzò.

Il piantone fu la causa dell'incidente, ma non della morte

Ma, sempre come sottolinea il Corriere della Sera, sebbene sia stato effettivamente il cedimento del piantone a causare l'incidente, la morte di Senna fu dovuta a un'altra dura, durissima ragione.

Solo pochi cm più in là

Spezzandosi, il braccetto della sospensione anteriore finì nell'abitacolo della monoposto e colpì il pilota brasiliano alla testa, passando attraverso una fessura del casco. Sarebbero bastati alcuni cm più in là e il casco lo avrebbe protetto.

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La situazione era grave

Giovanni Gordini, il medico dei soccorsi, ricorda quel momento sulle pagine della Gazzetta: "Le manovre di rianimazione erano già iniziate, ma lui non dava nessun segnale di vita. Capimmo tutti subito la gravità della situazione".

La corsa in ospedale

Senna fu tempestivamente trasportato in elicottero all'ospedale Maggiore di Bologna, ma non ci fu nulla da fare e morì alle 18:37, all'11º piano nel reparto di rianimazione.

L'autospsia

I risultati dell'autopsia effettuata sul corpo del campione brasiliano non contribuirono a rasserenare gli animi. L'esame forense, infatti, confermò che la testa fu l'unica parte del suo corpo ad aver subito danni. La sua morte fu un beffardo scherzo del destino e una tragedia per il mondo intero.

Ancora