Jannik Sinner: "Devo rendermi conto di quello che ho fatto"

Il trionfo di Sinner
I primi due set
Medvedev quasi perfetto
Il risveglio del campione
'Ci poteva stare in una finale Slam'
Il caos
Lo sforzo, la fatica e l'emozione
I ringraziamenti
Lo staff di Sinner
I commenti di Cahill
Il primo pensiero dopo la vittoria
Un percorso fatto di scelte
La montagna nel DNA
'Mi hanno sempre permesso di scegliere cosa volessi'
Le difficoltà degli inizi
I primi successi
Un lavoro costante per migliorare
Un 2023 da sogno
Troppo bello per essere vero?
I piedi per terra
Lo Slam più 'happy'
Il trionfo di Sinner

Con la vittoria su Daniil Medvedev, Jannik Sinner ha conquistato l'Australian Open 2024, diventando il 3º italiano a vincere uno Slam nel singolare maschile e ponendo fine a un periodo di magra per il tennis azzurro che durava dal 1976, quando Adriano Panatta si aggiudicò il Roland Garros.

I primi due set

Eppure, dopo i primi due set vinti dal russo per 3-6, 3-6, Jannik Sinner sembrava sotto scacco, rassegnato e, citando la Gazzetta dello Sport, "lento, senza il servizio" e quella di Melbourne, purtroppo, una finale dal destino già scritto.

Medvedev quasi perfetto

Davanti a Sinner, per 2 set, c'è un Medvedev praticamente perfetto. Il percorso del russo in Australia non è stato facilissimo e alla fine del secondo set sembra che inizi a risentire delle oltre 24 ore totali passate in campo in queste due settimane.

Il risveglio del campione

Alla stanchezza del russo si somma il fatto che, dal 3º set, Jannik Sinner sembri un altro: ritrova la prima di servizio, mettendo a segno anche 14 ace, ma, soprattutto, ritrova la voglia di reagire, dimostrando, come sottolinea il profilo ufficiale dell'Australian Open su X, "calma e compostezza nel caos".

'Ci poteva stare in una finale Slam'

Ai microfoni di Supertennis, è Simone Vagnozzi, allenatore di Sinner, ad offrirci un'analisi di quel frangente: "Praticamente gli errori (di Medvedev, ndr) non c'erano, quindi Jannik si è trovato un po' in difficoltà. Non è partito benissimo, soprattutto al servizio, ma ci poteva stare in una finale Slam che ci fosse un po' più di tensione. Sul 5-1 del secondo set, quando Jannik ha brekkato Medvedev è cambiata l'inerzia."

Il caos

Il resto, poi, è storia: Medvedev è sempre meno incisivo e Sinner riesce a chiudere 3º e 4º set per 6-4 6-4, per poi conquistare anche il 5º e ultimo per 6-3, dopo quasi 4 ore di gioco e una rimonta che ha dello straordinario.

Lo sforzo, la fatica e l'emozione

Sinner, di solito poco avvezzo alle dimostrazioni plateali, non riesce a trattenersi e si butta a terra, tra la fatica e l'emozione, per poi correre sugli spalti verso il box occupato dal suo team, che poi ringrazierà nel discorso alla consegna del trofeo.

I ringraziamenti

"Voglio ringraziare il mio team, tutti coloro che sono in quel box, ma non solo, anche quelli che stanno guardando da casa che lavorano con me. [...] Sono così felice di avervi lì, dandomi supporto, comprendendomi, cosa che a volte non è facile, perché, a volte, sono un po'... giovane", dirà tra i sorrisi del suo staff.

Lo staff di Sinner

È un gruppo affiatato quello che compone il team di Sinner, di cui fanno parte, tra gli altri, il già citato Simone Vagnozzi (allenatore che nel 2018 guidò Cecchinato alla vittoria nella semifinale del Roland Garros contro Djokovic), Alex Vittur (manager), Umberto Ferrara (preparatore atletico), Giacomo Naldi (fisioterapista) e, dal 2022, come "allenatore supervisore" Darren Cahill (ex numero 22 del mondo e ex allenatore di campioni come Hewitt).

I commenti di Cahill

"Quando un giocatore va in campo e raggiunge la grandezza di Jannik, per tutta la squadra è speciale. Siamo molto affiatati, i ragazzi sono uniti: lavorano sodo e si divertono, con una cultura del lavoro eccellente. Tutti si rispettano e sono sullo stesso piano: ognuno esprime la sua opinione, compreso Jannik": dirà Cahill (a destra nella foto, accanto a Simone Vagnozzi) durante la conferenza stampa.

Il primo pensiero dopo la vittoria

Ma, dopo il ringraziamento al suo gruppo di lavoro, il pensiero del campione altoatesino andrà ai suoi genitori, Hanspeter e Siglinde (in alto a sinistra), ai tanti sacrifici fatti: "Ne ho fatti io, ma ne hanno fatti anche loro: lasciare il proprio figlio a 13 anni non è semplicissimo".

Foto: Instagram @janniksin

Un percorso fatto di scelte

Perché la storia di Sinner, in fondo, è simile a molte delle storie dei suoi colleghi in ATP, un percorso fatto di scelte difficili, di duro lavoro e di separazioni dolorose alla ricerca di un sogno. Ha poco più di 13 anni quando Riccardo Piatti (nella foto), allenatore di Andreas Seppi, convince la famiglia del talento di Jannik e lo porta ad allenarsi a Bordighera.

La montagna nel DNA

Si è soliti dire che in quella parte d'Italia i bambini inizino a sciare ancor prima di imparare a camminare. E questo, in fondo, è ciò che è successo al giovane Sinner, con la montagna nel DNA. Ed è proprio dallo sci che arriveranno le prime soddisfazioni agonistiche per il piccolo di casa, ma anche dal calcio.

Foto: Instagram @janniksin

'Mi hanno sempre permesso di scegliere cosa volessi'

"Vorrei che tutti potessero avere i miei genitori, perché mi hanno sempre permesso di scegliere cosa volessi, anche quando ero più giovane e praticavo altri sport... non mi hanno mai fatto pressioni e spero che questa libertà possano provarla più bambini possibili", dice Sinner nel suo discorso di ringraziamento, ripensando ai suoi inizi.

Le difficoltà degli inizi

L'appoggio della famiglia è incondizionato e Sinner disputa i primi Futures già a 14 anni, vincendo il suo primo Challenge a 17. All'inizio i risultati non sono eccezionali, come commenta la Gazzetta dello Sport, ma nel 2019 inizia a intravedersi il germe di un futuro campione. Da numero 553, chiude la stagione scalando la classifica ATP fino alla 78a posizione.

I primi successi

L'anno successivo (2020) arriva il suo primo titolo ATP a Sofia e arriva ai quarti al Roland Garros. Alle Finals sostituisce Berrettini, infortunato, dopo essersi assicurato altri quattro titoli ATP. Nel 2021 entra nella Top 10.

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Un lavoro costante per migliorare

Il suo progresso negli ultimi anni è indubitabile, non solo a livello fisico, ma anche mentale. Potente sia nel dritto che nel rovescio, Jannik e il suo team sanno bene che per diventare un campione conta anche altro, come la varietà dei colpi anche a rete, la ricerca degli angoli del campo e soprattutto l'equilibrio di fronte alla pressione.

Un 2023 da sogno

Nel 2023 tutto il lavoro fatto inizia a dare i suoi frutti: vince il suo 7º titolo a Montpellier, poi il National Bank Open a Toronto, il China Open e il titolo a Vienna, per poi trascinare l'Italia alla vittoria in Coppa Davis. Chiude l'anno come numero 4 del mondo.

 

Troppo bello per essere vero?

Il 2024, infine, si apre con la vittoria all'Australian Open, un traguardo impressionante per Jannik e il tennis italiano. Eppure l'altoatesino sembra quasi non rendersene conto e nel post partita davanti alla stampa dirà: "Seduto qui adesso con questo trofeo, guardandolo, devo rendermi conto di quello che ho fatto perché è uno dei titoli più importanti nel nostro sport."

I piedi per terra

Ma come ogni atleta d'élite mantiene i piedi per terra: "D’altra parte so anche che devo continuare a lavorare per altre occasioni”, aggiunge.

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Lo Slam più 'happy'

La storia di Sinner ha probabilmente altri capitoli da scrivere, ma sembra che ci sia ancora molto di quel ragazzino di 13 anni, pronto a fare sacrifici e lavorare sodo, in questo giovane campione che nel 2024 bacia la coppa del suo primo grande Slam.

In ogni caso, qualunque cosa gli riservi il futuro, siamo sicuri che questo Happy Slam, come è soprannominato l'Australian Open, da oggi per lui sarà sempre più "felice" che mai.

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