La Federazione internazionale degli scacchi esclude le donne transgender dai tornei femminili
La Federazione internazionale degli scacchi, nota con l'acronimo francese FIDE, ha deciso di proibire la partecipazione delle donne transgender alle competizioni scacchistiche femminili fino a quando l'organizzazione non riesaminerà la questione.
Secondo il New York Times, la FIDE potrebbe impiegare fino a due anni per prendere una decisione sulla partecipazione delle donne transgender ai suoi tornei.
"Il cambio di sesso è un cambiamento che ha un impatto significativo sullo status di un giocatore e sulla possibilità di accedere a futuri tornei, pertanto può essere effettuato solo se viene fornita una prova pertinente del cambiamento", ha dichiarato la federazione.
È interessante notare che nel comunicato della FIDE non si parla di uomini transgender, eccetto la menzione al fatto che nel loro caso tutti i titoli femminili conquistati in precedenza saranno aboliti.
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Gli scacchisti transgender di qualsiasi identità possono ancora giocare nei tornei open. Tuttavia, la nuova politica è stata criticata sia dagli attivisti transgender che dai giocatori di scacchi veterani.
La politica laburista britannica Angela Eagle, che attualmente ricopre la carica di deputato al Parlamento ed è stata vincitrice del campionato britannico femminile di scacchi under 18 nel 1976, si è espressa apertamente contro la decisione della FIDE.
"Non c'è alcun vantaggio fisico negli scacchi, a meno che non si creda che gli uomini siano intrinsecamente più capaci di giocare delle donne. Per tutta la mia carriera scacchistica mi sono sentita dire che il cervello delle donne è più piccolo di quello degli uomini e che non dovremmo nemmeno giocare", ha dichiarato Angela Eagle, citata dalla BBC.
"Siamo contrari perché è discriminatorio", ha dichiarato al The Guardian Malcolm Pein, direttore della scacchistica internazionali della English Chess Federation (la Federazione scacchistica inglese).
Nella foto: Malcolm Pein (a sinistra) in un evento di beneficenza del 2023 a Londra
Nel frattempo, sui social media gli attivisti LGBT hanno interpretato la decisione della FIDE come l'esempio più estremo del clima di panico che regna sulla partecipazione delle donne trans allo sport.
Come sottolinea NPR, negli ultimi anni anche le organizzazioni internazionali di rugby, nuoto e atletica leggera hanno vietato la partecipazione delle atlete trans alle competizioni.
Cathy Renna, direttrice delle comunicazioni della National LGBTQ Task Force degli Stati Uniti, si è scagliata contro l'Associated Press per quello che ha definito "un caso di 'panico trans' senza alcuna giustificazione, non fondato sulla realtà e che ancora una volta emargina le persone trans".
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