La scandalosa vita privata di Nicklas Bendtner, il 'signore della notte' che sconvolse il calcio britannico
«Avevo bevuto troppo per sedermi al tavolo di un casinò». Questa frase, tratta dall'autobiografia "Bendtner: Both Sides: The Bestselling Autobiography", definisce alla perfezione la carriera di un genio incompreso come Nicklas Bendtner.
Il colosso danese era considerato un talento della sua generazione. I suoi 194 cm di altezza erano accompagnati da una qualità insolita per gli attaccanti della sua statura. Arsène Wenger, con il suo fiuto per il talento, lo volle per il suo mitico Arsenal nel 2005.
L'allenatore francese stava gettando le basi del suo Arsenal del futuro e Nicklas Bendtner ne sarebbe stato la pietra angolare. Il problema? Aveva 16 anni ed era arrivato in una squadra storica, con un nuovo stadio da inaugurare e in sostituzione del suo più grande idolo: Thierry Henry. Forse troppa pressione per un adolescente.
Se a questi ingredienti aggiungiamo il carattere ribelle del giovane danese si ottiene un mix esplosivo che finirà per segnare la sua carriera e la sua vita, come ha raccontato lui stesso nella sua autobiografia.
Nel suo libro l'ex calciatore si racconta senza peli sulla lingua: ammette i suoi errori, si mostra pentito e riconosce che la sua carriera non ha preso la direzione che avrebbe dovuto prendere. L'attaccante danese ha avuto problemi con il gioco d'azzardo, l'a l c o l e il denaro.
«Nella roulette basta puntare sul rosso o sul nero, non sembrava difficile, ma in poco più di un'ora avevo perso 400.000 sterline. Il mio conto era in rosso e io ero al verde», racconta nella sua biografia. All'epoca aveva 23 anni ed era già un calciatore di fama mondiale.
Nicklas Bendtner in realtà riconosce apertamente il suo amore per il calcio, ma ammette che all'epoca la vita notturna, i casinò e le donne gli davano la dose quotidiana di passione di cui aveva bisogno.
Nella sua autobiografia racconta che ogni infortunio gli offriva maggiori opportunità per condurre una vita dissoluta, in contrasto con la professionalità richiesta a un giocatore dell'Arsenal.
«Una delle ragazze con cui sono stato è rimasta incinta e mi ha detto che, se non volevo che parlasse, c'era un prezzo da pagare», scrive nel suo libro lo sportivo, che alla fine pagò alla ragazza una visita dal chirurgo plastico.
A causa delle sue avventure notturne, i tifosi dell'Arsenal l'hanno battezzato Lord Bendtner, il "Signore della Notte". Il danese era passato dal rappresentare la speranza dei Gunners a ricevere un soprannome degno di un cattivo de "Il trono di spade".
Alla fine nessuno credeva in lui, salvo Arsène Wenger. Il fatto è che Nicklas Bendtner è uno di quei tipi che piace a tutti; molti tifosi se la ridevano con le sue avventure e lo trattavano con un atteggiamento paternalistico, cosa che non sarebbe successa con altri giocatori.
In un certo senso, nonostante conoscessero la situazione, molti tifosi erano fiduciosi che Wenger lo avrebbe fatto rinsavire. Era ancora giovane, aveva un talento naturale e poteva essere molto utile all'Arsenal. Ma la realtà era ben diversa.
La prova che Nicklas Bendtner aveva la testa da altre parti è arrivata a Euro 2012 quando, dopo aver segnato un gol contro il Portogallo, si è alzato la maglietta per mostrare i boxer che indossava con la pubblicità di un bookmaker: la sua passione per il gioco d'azzardo portata all'estremo.
La sua avventura all'Arsenal si è conclusa nel 2014, dopo 10 anni di permanenza nel club, intervallati da diversi prestiti poco fruttuosi (tra cui quello alla Juventus). In realtà, il rapporto tra Bendtner e l'Arsenal è durato più a lungo di quanto si potesse immaginare.
All'epoca, il danese aveva 26 anni e aveva ancora tempo per rimettere in piedi la sua carriera. Ma non lo ha fatto. Le sue stagioni al Wolfsburg, al Nottingham Forest e al Rosenborg sono state complicate e discontinue.
Uno degli episodi più incresciosi della sua carriera è avvenuto nel periodo in cui giocava nella squadra norvegese del Rosenborg. Dopo una nottata di baldoria, Bendtner aggredì un tassista rompendogli la mandibola. La sua carriera era ormai compromessa e per concluderla decise di tornare al Copenaghen nel 2019. Sarebbe stata la sua ultima squadra.
Nicklas Bendtner è rimasto ad aspettare un'offerta milionaria da un campionato emergente che non è mai arrivata e nell'estate del 2021, all'età di 33 anni, ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Lungi dal preoccuparsi, ora poteva vivere la sua vita senza dover recarsi agli allenamenti.
Inoltre, il danese ha un podcast, un programma di candid camera su Prime Video e la libertà di andare, ad esempio, a sciare, cosa che non poteva fare quando era un calciatore in base al contratto. Eppure, come abbiamo già detto, il calcio è stato l'amore della sua vita e niente e nessuno è stato in grado di riempire il vuoto che ha lasciato.
A distanza di anni dal suo ritiro, l'ex calciatore sente la mancanza del suo sport. «Per me il calcio è amore. Quando entravo in campo, i problemi sparivano», rivela nel documentario "Nicklas Bendtner - The Portait".
Questo è il motivo per cui in numerose occasioni ha preso in considerazione l'idea di tornare a giocare, ma non ci è riuscito. «È un problema fisico. Il mio corpo è a pezzi», ammette. In un momento in cui ci sono calciatori che continuano a giocare ad altissimi livelli anche a 40 anni, a 36 anni Nicklas Bendtner riconosce di non poter assolutamente farlo.
«Ora che sono più vecchio posso sedermi qui e pensare a quello che è successo. Molto probabilmente me ne pentirò», ammette l'ex calciatore.
E così l'erede di Henry è passato da leggenda dell'Arsenal a leggenda della vita notturna londinese. Nonostante tutto, Lord Bendtner avrà sempre un posto speciale nel cuore dei tifosi dei Gunners, non come un idolo calcistico, ma come quell'amato figlio che non hanno saputo indirizzare nella giusta direzione.
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