La tragica storia di Abebe Bikila, il maratoneta che perse le gambe
Alcuni uomini hanno destini che nessun romanziere potrebbe immaginare, e quello di Abebe Bikila è uno di questi. Prima medaglia d'oro olimpica del suo Paese, l'etiope ha segnato per sempre la storia della corsa.
Campione olimpico di maratona a Roma nel 1960 e a Tokyo nel 1964, Abebe Bikila ha lasciato il segno con il suo passo leggero e la sua umiltà. Un uomo discreto e dotato.
Oggi Abebe Bikila è considerato una leggenda in Etiopia. Le sue imprese hanno ispirato un'intera nazione che oggi domina il circuito mondiale. Diamo uno sguardo indietro alla storia affascinante e tragica di Abebe Bikila.
Abebe Bikila è nato il 7 agosto 1932 (il giorno della maratona delle Olimpiadi di Los Angeles) nella città di Jato, in Etiopia. Proveniente da un ambiente molto povero, si unì alla guardia imperiale dell'imperatore Haile Selassie.
Iniziò ad allenarsi per la corsa negli anni '50 e fu notato nel 1959 dalle autorità etiopi di atletica, in particolare da Onni Niskanen, membro della Croce Rossa e appassionato di atletica. Allora aveva 26 anni.
Cominciarono allora a circolare voci in tutto il mondo sulla straordinaria prestazione dell'etiope, che avrebbe corso la maratona in 2 ore, 21 minuti e 23 secondi.
In Europa molti esperti questa volta si mettono in dubbio. Anche se Abebe Bikila non avrebbe dovuto partecipare alla maratona olimpica di Roma nel 1960, alla fine fu invitato a sostituire un corridore infortunato.
Prima della maratona olimpica, alcuni medici hanno poi analizzato i piedi dell'etiope e si sono accorti che avevano un grosso c o r n o, dovuto al fatto che correva sempre scalzo. Abebe Bikila prova poi le scarpe ma la sua prestazione è molto meno buona.
Il giorno della gara il marocchino Abdeslam Radi era chiaramente il favorito. Si stacca rapidamente dal gruppo ma un uomo non lo lascia andare: Abebe Bikila.
L'etiope, che corre scalzo, appare molto calmo e non mostra alcuno sforzo. Dopo aver seguito il ritmo di Radi per una quarantina di chilometri, ha accelerato in modo devastante vicino all'obelisco di Aksum e ha lasciato indietro il suo avversario.
Sotto gli applausi del pubblico conquistato dalla sua causa, vinse in 2 h 15 min 16 s (record mondiale), con 25 secondi di vantaggio sul secondo classificato. Il suo arrivo è tanto più simbolico in quanto avviene presso l'Arco di Costantino, l'antica strada dei trionfi, 25 anni dopo l'invasione dell'Etiopia da parte di Mussolini nel 1935.
All'arrivo, Abebe Bikila continua a dimostrare la sua umiltà e si rifiuta di mangiare o bere. Dirà anche: "nella Guardia Imperiale ci sono tanti altri cavalieri che avrebbero potuto vincere al mio posto".
Prima medaglia d'oro dell'Africa, fu accolto come un eroe nel suo Paese e divenne una figura nazionale. Purtroppo fu coinvolto, suo malgrado, in un fallito colpo di stato contro il suo imperatore dopo i Giochi ma fu graziato.
Si dedicò poi al suo sport preferito e vinse diverse maratone. Diventa un po' più "civettuolo" e collabora con il marchio ASICS. Arrivò come il grande favorito ai Giochi Olimpici di Tokyo del 1964 e vinse la gara in 2 ore 12 minuti 11 secondi: è un nuovo record mondiale, a più di quattro minuti dal successivo.
Vittima di un infortunio al perone, fu costretto a terminare la carriera nel 1968, all'età di 35 anni, dopo essersi arreso dopo 15 chilometri durante la maratona olimpica. Il 22 marzo 1969 subì un grave incidente e si ruppe il collo. Dopo mesi di lotta, perse l'uso delle gambe all'età di 36 anni.
Nel 1972, durante le Olimpiadi di Monaco, ricevette una grandissima ovazione nonostante fosse un semplice spettatore. Fu un momento di emozione che lo segnerà per il resto della sua vita.
Morì il 25 ottobre 1973 per un'emorragia cerebrale all'età di 41 anni, una complicazione dovuta al suo incidente. Al suo ultimo saluto parteciparono 65.000 persone, compreso lo stesso imperatore Haile Selassie.
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