La chiamavano 'Ronaldinha', ma lei lo ha sempre rifiutato. La storia di Milene Domingues, la regina dei palleggi
Dedicarsi al calcio è sempre stato il suo sogno e, quando ha iniziato a giocare a livello professionistico, si è imbattuta nella realtà di uno sport in cui era difficile sopravvivere praticandolo nella categoria femminile. Ciononostante, in un modo o nell’altro, è riuscita a trionfare. Questa è la storia della brasiliana Milene Domingues.
Milene Domingues è nata a San Paolo, in Brasile, il 18 giugno 1979, in una famiglia in cui era la più giovane di tre fratelli.
Appena adolescente cominciò a dimostrare che il calcio non era un semplice hobby, ma qualcosa in cui era davvero brava. All'età di 14 anni ha dato dimostrazioni di ciò che sapeva fare in diversi eventi, soprattutto durante le pause delle partite.
A soli 18 anni, nel 1997, Domingues superò il record stabilito in quegli anni effettuando 55.197 palleggi senza far mai cadere la palla a terra. Per raggiungere quel traguardo ci sono volute 9 ore e 6 minuti, ovvero una media di 1,7 palleggi al secondo. Non sorprende quindi che si sia guadagnata il soprannome di "Regina dei palleggi".
In quello stesso anno la giocatrice brasiliana ha dato il passo definitivo verso il calcio professionismo, iniziando la carriera da calciatrice nel Corinthians, di cui diventerà una parte importante fino al 1999.
La popolarità della brasiliana crebbe esponenzialmente nel 1999, quando sposò Ronaldo Nazário, ormai già affermato come una stella del calcio mondiale e con un Pallone d'Oro sotto il braccio. La stella brasiliana giocava per l'Inter, cosa che ha portato Domingues a trasferirsi in Italia e iniziare lì la sua carriera internazionale.
Dal 2001, due anni dopo lo sbarco in Italia, Domingues ha giocato nell'ASD Fiammamonza, serie A femminile, ma, seguendo le orme del marito in Spagna al Real Madrid, è stata protagonista di un acquisto storico per il Rayo Vallecano, il più costoso di tutti i tempi fino ad oggi (200.000 euro).
Nonostante la sua popolarità, Domingues non ha giocato nella Super League femminile fino al 2004, poiché, prima di quell'anno, la Reale Federazione Spagnola di Calcio (RFEF) non consentiva la partecipazione di giocatori e giocatrici stranieri alle competizioni ufficiali.
Dopo aver giocato con il Rayo Vallecano, la giocatrice brasiliana è passata in altre due squadra spagnole: l'AD Torrejón (2004-2007) e il CF Pozuelo Féminas (2007-2009). In quegli anni la sua notorietà e talento sul campo furono tali da guadagnarsi la convocazione per i Mondiali del 2003 negli Stati Uniti.
Nel frattempo, il matrimonio di Milene Domingues con Ronaldo Nazário, che ha sposato quando aveva appena 20 anni, è durato fino al 2003, quando la coppia ha deciso di separarsi. Un'epoca, tra l'altro, in cui divenne nota in tutto il mondo con il soprannome di "Ronaldinha".
Domingues ha sempre rifiutato quel soprannome, che riteneva riduttivo delle sue capacità calcistiche. In un'intervista rilasciata a Vogue Spagna, aveva espresso il proprio dissenso con parole incisive: "La moglie di Zidane non è Zidana né Rivaldo è Rivalda (...) Sono Milene, anch'io una professionista."
Dalla loro relazione, Domingues e Ronaldo hanno avuto un figlio: Ronald, nato il 5 aprile 2000 a Milano e che ha iniziato a seguire le orme dei suoi genitori nel mondo del calcio, al punto da essere selezionato nelle categorie inferiori della Nazionale brasiliana. Ma, alla fine, ha deciso di abbandonare quella strada.
Domingues e Ronaldo si sono separati quando Ronald aveva soltanto 3 anni, ciononostante, la calciatrice brasiliana, che era sempre al suo fianco, ha cercato in ogni momento che il bambino mantenesse un rapporto il più stretto possibile con suo padre.
Ronald, oggi, è un DJ professionista e, in numerose occasioni, è stato accompagnato da Milene Domingues. Nel 2018 è stato nominato come miglior giovane disc jockey in Brasile e ha pubblicato il suo primo grande progetto audiovisivo nel 2023, "Ronald In Ibiza".
Credit: Instagram @rnldmusic
Milene Domingues ha terminato la sua carriera di calciatrice professionista nel 2009, a seguito di un brutto infortunio al ginocchio. Dopo il ritiro, è diventata commentatrice per "Arquibancada", un programma del canale sportivo brasiliano BandSports.
Non è stata la sua unica incursione nel mondo dei media, visto che ha lavorato anche come collaboratrice per diversi emittenti televisive in Spagna.
Tra i grandi sogni di Milene Domingues c'è sempre stato quello di fare la modella. Ha persino partecipato a varie campagne pubblicitarie. Tuttavia, il suo straordinario talento calcistico ha sempre avuto la priorità sulla carriera nel mondo della moda.
Nel 2006, pochi anni prima del suo ritiro, abbiamo potuto vederla anche nel suo ruolo più mediatico come concorrente nella terza edizione del reality show musicale spagnolo del canale TVE "Guarda chi balla!", in cui è arrivata seconda dietro la cantante spagnola Rosa López.
Anche dopo il ritiro, Milene Domingues è rimasta profondamente legata al calcio. Nel 2018, il Corinthians, squadra dove ha iniziato la sua carriera, l'ha nominata Ambasciatrice del Calcio Femminile. Da allora, ha supportato attivamente la squadra, partecipando ad allenamenti e partite e rappresentandola in eventi con gli sponsor.
Negli ultimi anni, oltre alle sue responsabilità di ambasciatrice del Corinthians, Milene Domingues ha continuato a giocare a calcio amatoriale, vincendo qualche medaglia, come quella vinta nel 2022, all'età di 43 anni, alle "Olimpiadi ebraiche", secondo quanto riferito al sito web sportivo Relevo.
Grande sostenitrice del calcio femminile, Milene Domingues ha espresso in un'intervista per ESPN che, nonostante i pregiudizi siano sempre stati una costante, questi non dovrebbero spingere le donne a rinunciare al calcio: "Segui il tuo sogno, non mollare. Sì, è possibile e il Brasile ha bisogno di questo cambiamento per, forse, un giorno, diventare campione del mondo", ha detto.
La vita di Milene Domingues rappresenta un emblematico esempio di dedizione e impegno nella valorizzazione del calcio femminile e la sua costante battaglia ha contribuito significativamente all'evoluzione e al riconoscimento di questo sport.
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