Pierluigi Collina, la storia dell'arbitro più amato (e temuto) del mondo
È l'unico arbitro ad essere apparso sulla copertina di Pro Evolution Soccer e l'unico arbitro in grado di mettere sotto pressione qualsiasi giocatore. Il suo carisma, il suo fisico e la sua autorità naturale hanno lasciato un segno indelebile nella storia del calcio. Ma conosci davvero Pierluigi Collina, il più grande arbitro che il calcio abbia mai conosciuto?
In un momento in cui il calcio si evolve costantemente con l'assistenza video e la tecnologia Goal-line, gli arbitri sono meno esposti rispetto al passato. Il VAR aiuta ad evitare errori evidenti e ci sono meno scandali. Eppure, in passato, un uomo sapeva come gestire tutto questo: Pierluigi Collina
Dire che Collina sia un'icona non è allontanarsi troppo dalla realtà. Tra "terrore", fascino e simpatia, è riuscito a imporre il suo rispetto in qualsiasi contesto e, soprattutto, di fronte a chiunque, diventando una figura persino più amata e famosa dei calciatori stessi.
Nato a Bologna il 13 febbraio 1960, fin da piccolo, Pierluigi Collina si era interessato al calcio, muovendo i primi passi come difensore nella squadra del suo paese. Fu nel 1977 che la sua vita cambiò. A soli 18 anni, partecipò a un corso di arbitraggio e si innamorò di questo lavoro.
Nello stesso anno, iniziò anche il servizio militare. Il giovane alternò le due attività e iniziò ad arbitrare ai massimi livelli regionali. Scalò rapidamente i ranghi fino a diventare uno dei principali arbitri del calcio dilettantistico italiano.
All'età di 24 anni, contrasse una grave forma di alopecia, perdendo tutti i capelli nel giro di 10 giorni. Questa caratteristica fisica divenne uno dei suoi marchi di fabbrica e l'arbitro fu soprannominato Kojak, in riferimento al protagonista dell'omonima serie.
Sembra assurdo, ma l'alopecia avrebbe potuto mettere a rischio la sua carriera, come Pierluigi Collina ha ammesso a France-Football nel 2013: "l'immagine di un arbitro senza capelli non era appropriata per il calcio in quel momento".
Nella speranza che gli tornassero i capelli, i dirigenti decisero di mettere il giovane arbitro in disparte per tre mesi. Alla fine, quando tornò in campo, i tifosi e i giocatori non ebbero alcuna reazione alla sua calvizie e il dibattito si concluse: Pierluigi Collina poteva arbitrare.
Dopo essersi laureato in economia nel 1984, Pierluigi Collina decise di dedicarsi all'arbitraggio e, nel 1988, fu promosso ad arbitrare in Serie C1 e C2. In tre anni dimostra il suo valore e nel 1991 entra a far parte degli organi arbitrali di Serie A e Serie B. È l'inizio di una grande avventura.
Nel 1995, dopo 43 partite di Serie A, viene selezionato dalla FIFA per arbitrare partite internazionali. A soli quattro anni dal suo debutto nel mondo dei grandi dell'arbitraggio, Collina stava già iniziando a lasciare il segno.
Considerato un arbitro sicuro, imperturbabile e autorevole, diventa spesso protagonista delle partite tanto quanto i giocatori stessi e in pochi contestano le sue decisioni.
Ma, al di là di questa immagine di arbitro severo e sicuro di sé, l'italiano è soprattutto un essere umano straordinario, come ha dimostrato, ad esempio, durante la finale di Champions League del 1999 tra Manchester United e Bayern Monaco, quando consolò i giocatori bavaresi dopo che i Red Devils avevano segnato il gol della vittoria. Fu un'immagine dolce che fece il giro del mondo.
Nel 2002, Pierluigi Collina ha ricevuto il massimo riconoscimento quando è stato scelto per arbitrare la finale della Coppa del Mondo tra Brasile e Germania. La partita, vinta per 2-0 dal Brasile, si svolse senza problemi e l'arbitro riuscì persino a recuperare le maglie di Ronaldo (autore di una doppietta) e Dietmar Hamann dopo la partita.
Nel 2003, l'italiano ha fatto ancora una volta la storia, e questa volta non su un campo da calcio... ma su una console per videogiochi. Per la prima volta nella storia di un gioco di calcio, un arbitro apparve sulla copertina di PES (Pro Evolution Soccer). La popolarità di Collina aveva raggiunto nuove vette.
Nonostante ciò, "Kojak" ha continuato ad essere irreprensibile con il fischietto e, nel 2004, si è persino congratulato con Sir Alex Ferguson (manager del Manchester United) dopo la partita tra Real Madrid e Red Devils, anche se il Madrid aveva vinto.
Ma una delle immagini rappresentative dell'autorevolezza di Collina è forse quella dello scontro tra Edgar Davids e Tomas Repka, quando, dopo aver cercato di allontanare quest'ultimo, Collina alza la voce e gli lancia uno sguardo intimidatorio. Non c'è stato bisogno di altro: Repka è tornato al suo posto, senza dire una parola.
Oltre che per il suo carisma, Pierluigi Collina ha lasciato un segno nella storia del calcio grazie alla sua personalità coinvolgente, alla sua rettitudine e al suo arbitraggio pressoché perfetto: nei 14 anni in cui ha arbitrato ai massimi livelli, dal 1991 al 2005, non ha commesso un solo errore degno di nota.
Dal suo ritiro, nessun arbitro ha raggiunto una tale popolarità. Simbolo e icona, Collina non è rimasto a lungo lontano dal mondo del calcio: è stato infatti capo arbitro della UEFA dal 2010 all'agosto 2018, per poi passare, dal 20 gennaio 2017, ad assumere la carica di presidente della Commissione Arbitrale della FIFA.
Votato miglior arbitro di calcio del mondo nel 2020 da France Football, è stato anche votato miglior arbitro dell'anno per sei anni consecutivi (1998, 1999, 2000, 2001, 2002 e 2003) dall'IFFHS, un record assoluto per un arbitro che ha fatto la storia.
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