È morto Sven Goran Eriksson. Il suo ultimo messaggio: 'Vivete pienamente la vita'
Sven-Göran Eriksson si è spento all'età di 76 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Oggi, 26 agosto, è arrivato l'annuncio da parte della sua famiglia, come riporta la BBC: “Sven-Göran Eriksson è morto. Dopo una lunga malattia, si è spento serenamente a casa questa mattina, circondato dalla sua famiglia”.
L'ex manager dell'Inghilterra, del Manchester City, della Sampdoria e, soprattutto, dell'ultimo scudetto della Lazio, Sven Goran Eriksson aveva fatto una triste rivelazione sulle sue condizioni di salute alla radio svedese P1 a gennaio di quest'anno.
Alla radio P1 Eriksson, 76 anni, aveva spiegato: "Tutti possono vedere che ho una malattia che non mi fa star bene, e tutti suppongono che sia un cancro, e lo è. Ma devo combatterla il più a lungo possibile".
Fino a febbraio 2023, Eriksson dirigeva il Karlstad, club della 3a divisione svedese, prima di essere costretto a lasciare il suo posto a causa dell'aggravarsi della sua malattia. In quel momento, però, scelse di non rivelare quale fosse.
Lo ha fatto solo più tardi ai microfoni della radio svedese, condividendo con gli ascoltatori la durissima prognosi ricevuta, la peggiore possibile: un cancro terminale che, stando alle sue parole, non lasciava intravedere barlumi di speranza.
Era stato lo stesso Eriksson a commentarlo: "Nel migliore dei casi [mi resta] un anno o anche di più, nel peggiore anche meno. In realtà nessuno può esserne sicuro con certezza, è meglio non pensarci."
A colpirlo ancora più duramente non era stata solo la portata della diagnosi, ma anche quanto il suo arrivo l'avesse preso alla sprovvista. "È venuto dal nulla, è questo che ti sciocca" ha aggiunto.
Lo svedese, infatti, si era accorto di avere un problema mentre stava facendo una corsa di 5 km: "Sono crollato, sono svenuto e sono finito in ospedale. Dopo un consulto medico ho scoperto di avere avuto in ictus e che avevo già un tumore."
Eriksson è stata una delle figure più emblematiche del calcio e la sua una delle carriere più prolifiche di questo sport. Negli oltre 40 anni dedicati al calcio, lo svedese si è seduto sulle panchine di prestigiosi club europei, come la Lazio e il Manchester City, e di numerose nazionali, come l'Inghilterra e il Messico.
Ma le più grandi soddisfazioni della sua carriera sono arrivate proprio nel nostro campionato. La sua esperienza in Italia inizia come CT della Roma nel 1984, incarico che manterrà fino 1987 quando passerà ad allenare la Fiorentina. Nel 1992 per Eriksson arriva poi la Sampdoria di un giovanissimo Gullit, con lui nella foto.
Resterà a Genova per 5 anni, prima di approdare alla Lazio. Fino al 2001 è con i biancocelesti che raccoglierà i maggiori successi: una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea, due Supercoppe italiane, due Coppe Italia e, come dimenticarlo, lo scudetto nel 2000.
Dopo l'addio all'Italia per Eriksson si aprono le porte dell'Europa e del mondo intero. Tra club e nazionali, lo svedese porta la sua visione del calcio sulle panchine dell'Inghilterra, del Manchester City, del Messico, della Costa d’Avorio, del Leicester, del Guangzhou e delle Filippine, tra le altre.
All'estero il suo ruolo più rilevante è stato, forse, quello di allenatore della "Generazione d'Oro" dell'Inghilterra. Il bilancio dei suoi 5 anni alla guida della nazionale inglese non è stato del tutto positivo, ma ha comunque incluso risultati importanti, come il 5-1 contro la Germania nel 2001. Questa sua avventura terminerà nel 2006 e in un modo decisamente bizzarro.
Si dice che il suo esonero sia avvenuto a causa dello scandalo successivo a una sua intervista estorta con l'inganno. A tendergli la trappola un giornalista scandalistico, Mazher Mahmood, che lo aveva avvicinato fingendosi uno sceicco interessato all'acquisto di un club inglese, come riporta la Gazzetta dello Sport.
Nella foto: l'arrivo di Mazher Mamood al Tribunale penale centrale di Old Bailey dove sarà condannato nel 2016.
Se con la "Generazione d'Oro" inglese Eriksson non ha dato il meglio di sé, lo ha fatto con numerosi altri giocatori che sono cresciuti sotto la sua ala protettiva, ne hanno emulato i passi e hanno raggiunto le panchine di prestigiosi club e nazionali, come l'indimenticato Sinisa Mihajlovic, Diego Pablo Simeone, Frank Lampard, Sergio Conçeicao e Steven Gerrard, oltre a Roberto Mancini.
Tra gli aneddoti che riporta il Corriere della Sera c'è anche quello relativo al suo fondamentale intervento nell'acquisto del Chelsea da parte del russo Abramovich (nella foto), nonostante il loro primo incontro fosse stato decisamente singolare. "Pensavo fosse l’autista che aveva accompagnato gli altri due, visto com’era conciato", dichiarerà ironicamente al Sunday Times.
Quanto una figura come quella di Eriksson abbia rappresentato un esempio da seguire è evidente dalle sue azioni, ma anche dalle sue parole, come quelle pronunciate all'indomani dell'annuncio della malattia. Lo svedese disse che, anche nelle più estreme difficoltà della vita, bisogna "pensare positivo e vedere le cose nella maniera migliore, non perdersi nelle avversità, perché questa ovviamente è la più grande di tutte, ma ricavarne comunque qualcosa di buono".
Ad agosto è stato pubblicato un documentario sulla sua vita intitolato “Sven” che ha rivelato la natura straziante della sua malattia, ma non solo. Eriksson ha condiviso un sentito messaggio d'addio davanti alle telecamere.
“Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che ha fatto del suo meglio. Non siate tristi, sorridete. Grazie a tutti - allenatori, giocatori, tifosi - è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e vivete pienamente la vita”.